Analisi tecnica alluvione Sardegna 2013

sardegna2013Questo documento è una analisi tecnica sull’uso dei social network in occasione della alluvione che ha colpito la Sardegna dal 18 novembre 2013 provocando numerose vittime e danni ingenti.
Il fenomeno, per la portata emotiva e mediatica, ha coinvolto in maniera massiccia la rete con la tipica crescita di tali fenomeni: per tutta la durata della fase critica l’attenzione è stata moderata, con pochi utenti Twitter che avevano capito la reale portata del fenomeno. Solo il giorno dopo, quando la fase più critica stava mitigando, e quando la comunicazione aveva raggiunto i giornali e la televisione, il fenomeno di amplificazione è aumentato a dismisura diventando di fatto solo rumore.

L’avviso di un evento meteo importante lo avevamo dato alle 12:00 del 18.11.2103 con questo tweet ma come si vede non molti lo avevano reiterato in rete. Non comprendendone la reale portata.

avviso_sardegna

Abbiamo analizzato un campione di 4800 tweet in sequenza temporale tra il 18.11.2013 e 20.11.2013 e che avessero questi hashtag utilizzati però proprio nel contesto dell’evento disastroso.

  • #Sardegna
  • #Olbia
  • #Alluvione
  • #AllertaMeteoSAR (con le diverse varianti)

Criticità

Le maggiori criticità nei messaggi sono state segnalate in ambiti da noi già ampiamente previsti:

  • la mancanza di data, ora  e luogo ha fatto proliferare messaggio per ore o giorni, con una ripetizione non solo ossessiva ma perfettamente inutile
  • mancanza di fonti. Bastava un messaggio del tipo “in via XYZ ci sono bambini bloccati sul tetto, si sentono le urla strazianti” e il ritweet era assicurato migliaia di volte (*)
  • mancanza di protocollo: quindi tweet incompleti, ambigui, di difficile interpretazione. Noi usiamo sempre questo protocollo.
  • tweet incompleti che continuavano su Facebook (spesso con profili chiusi, sic.) o a pagine web infarcite di pubblicità.
  • uso improprio di termini
  • mancanza di geolocalizzazione dell’evento

(*) Il post originale, apparso su Facebook, è stato poi INSPIEGABILMENTE rimosso: Resta solo qualche traccia su Twitter:

ogliastra_01

Il ritweet utile

Dall’analisi dei tweet in ordine cronologico ne esce una generale incapacità dell’utente italiano di riconoscere con certezza i messaggi utili, verificati, attuali e attendibili con un qualsiasi altro rumore. L’atteggiamento “nel dubbio riwitto, mica può far male” in realtà diventa molto pericoloso. Pensiamo solo al messaggio secondo cui il 115 non funzionava e si davano altri numeri fissi o addirittura cellulari.

Fortunatamente le persone coinvolte in prima persona nell’emergenza non hanno seguito nessuna delle fantasiose istruzioni fornite altrimenti avrebbero rischiato di chiamare un numero di centralino NON PRESIDIATO e fuori dall’orario d’ufficio (ricordiamo che la fase acuta è avvenuta di notte) e avrebbero parlato, nella migliore delle ipotesi, con l’usciere che non ha nessun potere ne autorità di inviare i soccorsi.

Va ricordato che le operazioni di soccorso passano forzatamente attraverso i numeri delle sale operative che coordinano i soccorsi seguendo la regola dell’urgenza.

Polemiche sui soccorsi

Essendo il paese delle polemiche a prescindere, non abbiamo dovuto fare un grande sforzo per pubblicare, in tempi non sospetti, la notizia ricorrente ad ogni evento ovvero la bufala o in ogni caso le proteste per i tempi lunghi di soccorso. Mancando la cultura della gestione delle emergenze chi non riflette non capisce che nel caso di grandi eventi intervenire tempestivamente e ovunque è impossibile. Il post dedicato lo trovare qui.
Su tutto questo c’è anche una profonda ingenerosità, una lagnosa incapacità di fare: si delega sempre ad altri.
Le polemiche, da quanto si è visto, non arrivano quasi mai da chi è nel contesto dell’emergenza ma da quelli che “spalano il fango con il mouse” come sono stati gustosamente descritti.

Provincialismo, nel senso del termine

È continuato anche in questo evento il fenomeno della localizzazione dei tweet. Un evento che succede in una certa regione trova amplificazione social in prevalenza da chi è fisicamente vicino a quel territorio. Parliamo proprio della geografica fisica e amministrativa Lo abbiamo visto in molte occasioni: allarmi di province vicine, magari a pochi chilometri dal confine, trovano riscontro solo in quella provincia e non in altre. Un riflesso evidentemente condizionato.
Per questo motivo abbiamo, il più possibile delle volte, aggiunto anche la regione (#Sardegna) per avere maggiore propagazione delle notizie stesse.

Falsi messaggi

Come succede in ogni occasione calamitosa, la voglia di protagonismo, di partecipazione mediatica ha coinvolto moltissime persone che hanno ritwittato, amplificato, esasperato ogni comunicazione con particolare attenzione morbosa sulle notizie che sostenevano il loro pregiudizio.

Quindi grande spazio a tweet che riguardavano

  • Persone “intrappolate”, o non soccorse per negligenza
  • Numeri di emergenza non funzionanti
  • Falsi allarmi
  • Sciacalli (leggere questo post)
  • Ritardi nei soccorsi

sciacalli2

Leggendo infatti l’articolo si scopre che è un pregiudizio del giornalista e non un fatto minimamente provato. Un classico.

bufala3

Numeri d’emergenza non funzionanti 

Nelle prime ore dell’emergenza un comune ha fornito dei numeri di telefono per poter parlare con la Protezione Civile Comunale. Nel giro di qualche minuto quei numeri sono diventati prima “alternativi al 115“, poi “sostitutivi” poi è stato scritto che il 115 era “in tilt” e poi si è perso il riferimento con il comune stesso e sono diventati “numeri assoluti per tutta la Sardegna“. La pericolosità di una tale comportamento di incontrollata diffusione non crediamo abbia bisogno di spiegazioni.
Questo tema è particolarmente importante e sarà oggetto di una successiva pubblicazione.

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115_c

Hashtag a più non posso

Da mesi e mesi si usava l’hashtag #AllertaMeteoSAR per indicare gli avvivi PREVENTIVI rispetto a un’emergenza. È successo anche in questo caso anche se si è assistito a una lievitazione delle varianti che non ha certo aiutato.

Qualcuno ha pensato bene di usare l’hashtag per pubblicizzare la propria pagina Facebook ma sbagliando clamorosamente la trascrizione. Una sorta di marchio di fabbrica dell’agenzia…

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In questo momento di euforia collettiva non manca l?unione Sarda che si complimenta da sola di avere molto traffico grazie alla disgrazia. L’articolo dopo le proteste è stato eliminato.

unione

La Protezione Civile e Twitter
Non sono mancate le polemiche sul fatto che la Protezione Civile non avesse un account Twitter di riferimento. Su questo punto bisogna andare molto cauti perché le dinamiche comunicative di Twitter  e di altri social network collidono in maniera totale con le modalità di comunicazione delle emergenze ufficiali.

Nei social network le persone si pongono in condizioni di dialogo unilaterale, segnalando fatti inesistenti e se questo avvenisse citando un ipotetico @protezionecivile la visibilità di quel falso messaggio sarebbe confusa, come dimostrato da centinaia di casi sull’account di @INGV, dagli utenti come un messaggio DIRETTO PROVENIENTE dalla Protezione Civile con le relative conseguenze.

Il sempre ipotetico account @protezionecivile non potrebbe inoltre fare alcune azioni essenziali:

  • Bannare eventuali troll e/o complottisti perché verrebbe meno al compito istituzionale di informare tutti
  • Non potrebbe dare risposte puntuali su ogni singola informazione senza esporsi a critiche
  • Rischierebbe di vedersi arrivare richieste di soccorso che avrebbe l’obbligo di VERIFICARE e PROCESSARE e questo sarebbe tecnicamente impossibile. Immaginate se un utente segnalasse un caso di emergenza su Twitter e se poi la richiesta non fosse seguita da una azione di soccorso. Nel caso di un nefasto chi risponderebbe alle accuse di mancato soccorso? Chi risponderebbe degli eventuali danni? Un disclaimer non sarebbe sufficiente.
  • Non potrebbe rispondere in maniera diretta, schietta, con sinonimi o volgarizzando alcuni concetti. Sarebbe tenuto a un linguaggio strettamente tecnico e poco comprensibile.

La presenza quindi della Protezione Civile nei social network va quindi assolutamente ponderata e cautamente studiata. Una risposta emotiva sull’onda delle polemiche rischierebbe di peggiorare la condizione.

Noi usiamo questo protocollo nei confronti degli utenti.

La comunicazione delle associazioni durante l’emergenza

Forse la situazione di grande dramma che stava vivendo la Sardegna non era chiara nemmeno alle associazioni di volontariato e alle loro organizzazioni. Proprio nelle ore più drammatiche in cui tutta l’attenzione della parte pensante della rete era rivolta a segnalare situazioni a rischio, le associazioni postavano momenti di vita sociale.

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Analizzando il flusso di messaggi provenienti dalle associazioni di Protezione Civile e Nuclei comunali nel periodo compreso tra il 18.11.2013 e il 19.11.2013 ovvero in PIENA EMERGENZA sono stati raccolti questi risultati

  • Campione associazioni monitorate (non sarde):  230
  • Attive (ovvero almeno un messaggio): 44
  • Messaggi inviati: 133
  • Messaggi inviati a tema interno/organizzativo/no Sardegna:  92
  • Messaggi inviati a tema Sardegna 41

Di questi ultimi

  • Il 71% era un RT
  • Nessun messaggio organizzativo o che desse informazioni su come agire
  • Messaggi bufale inoltrate: 5

Panorama desolante che sottolinea ancora una volta come le organizzazioni territoriali siano impreparate in quest’area e come la considerino poco importante.

Protagonismi

Non sono mancati protagonismi degni di ben altri scenari. Quindi, subito dopo che la notizia è diventata main stream, abbiamo assistito a comici che davano regole di comportamento e cantanti che bacchettavano la disorganizzazione dei soccorsi. Per fortuna chi spalava, salvava e puliva non ha avuto nemmeno il tempo di accorgersene.

Conclusioni

Questa situazione di emergenza ha dimostrato ancora una volta la necessità di un servizio indipendente, professionale, aperto e collaborativo come Emergenza24. Ci ha dato una grande carica emotiva perché conferma che siamo sempre sulla strada giusta.

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