Radionuclidi Rutenio RU-106 – Europa – 2017

Dalla fine di settembre 2017 in nord Europa e nei giorni 2 e 3 ottobre 2017 anche in Italia, sono stati misurate delle anomalie nell’aria per una presenza, in ogni caso molto ridotta, di radionuclidi di Rutenio 106 (RU106) un isotopo di origine artificiale utilizzato nella cura di particolari tumori. I valori sono NON nocivi per l’uomo e l’ambiente. Resta da chiarire quale sia la fonte.

AGGIORNAMENTI

30.07.2019  – Airborne concentrations and chemical considerations of radioactive ruthenium from an undeclared major nuclear release in 2017 – Ricerca scientifica pubblicata su PNAS – California Institute of Technology, Pasadena (linkpermalink)

29.07.2019 – What caused a plume of radioactive ruthenium in Europe in 2017? (ces.acs.org – link)

20.11.2017 – Appare sempre più probabile che la fonte del rilascio in atmosfera dei radionuclidi di Rutenio 106  che hanno attraversato l’Europa tra il settembre e l’ottobre 2017 sia stato l’impianto nucleare di Majak nella città di Ozërsk nell’Oblast di Chelyabinsk in Russia.
I documenti rilasciati da Roshydromet, un servizio idrometeorologico e di monitoraggio ambientale del Ministero delle Risorse Naturali e dell’Ecologia della Federazione Russa, indicano infatti valori e path corrispondente con una possibile emissione dall’impianto nucleare russo di Majak.

Roshydromet ha rilasciato alcune informazioni relative al monitoraggio dei radionuclidi (in sospensione di fallout) ed ha rilevato delle importanti anomalie.
Abbiamo raccolto i dati di campioni di aerosol e di fallout e abbiamo mappato le diverse aree incrociando i dati rilevati.

Si sono segnalate alte concentrazioni di radionuclidi in atmosfera di Ru-106 dal 26.09 al 01.10.2017 ed in particolare: il 26 e 27.09.2017 elevate contaminazioni nella Repubblica del Tatarstan, il 27 e 28.09.2017 elevate contaminazioni a Volgograd e Rostov sul Don, dal 29.09.2017 al 03.10.2017 registrate tracce di Ru-106 in nord Europa e Italia

Una comunicazione di Rosatom, la società che gestisce tutti gli asset nucleari russi aveva smentito che nella emissione dei radionuclidi fosse coinvolto l’impianto di Majak.

L’impianto, unico nel suo genere negli Urali meridionali e al centro anche di precedenti incidente, è vicinissimo inoltre all’area nella quale è stato rilevato il picco più alto di radionuclidi RU-106 in atmosfera a partire dal 26.09.2017 (anche se alcune fonti fanno propendere che i dati siano riferibili al 25.09.2017) e il loro successivo fallout nei giorni successivi, in particolare fino al 01.10.2017. Si presume pertanto che l’incidente o in ogni caso l’emissione in atmosfera dei radionuclidi sia avvenuto nei giorni precedenti il 26.09.2017, con ogni probabilità tra il 23 e il 25.10.2017.

L’impianto tratta combustibile nucleare esaurito sia da impianti di produzione elettrica che da sottomarini ma ci sono evidenze di trattamento anche di materiale nucleare proveniente da paessi stranieri. L’area, ed in particolare un tratto del fiume Techa e il lago Karachai, è considerata una delle più contaminate. Operativo dal 1948, l’impianto aveva cinque reattori nucleari all’uranio destinati alla produzione di plutonio e sono noti una serie di gravi incidenti il più grave dei quali nel 1957 con in rilascio in atmosfera di diversi radionuclidi (cerio-144, zirconio-95, stronzio-90, rutenio-106 e cesio-137). Nel 1967 la siccità portò all’abbassamento del lago Karačaj  e alla successiva rimessa in atmosfera di radionuclidi. (Fonti 01, 02, 03, 04, 05, 06, 07).

Molto interessante, come sempre la sequenza di rilancio della notizia da parte di giornali stranieri ed italiani. La maggior parte si basa sulla traduzione, non citata, dell’articolo del Mirror dal quale vengono ricopiate pedissequamente gli stessi errori di traduzione e e gli stessi numeri sbagliati (La Russia non ha “ammesso l’origine” della fonte, i valori riportati sono riferiti al fondo medio e non al “valore massimo”).

Corriere 21.11.2017

Corriere 22.11.2017

11.11.2017 –  Il Corriere ha pubblicato un nuovo articolo sul tema ma di fatto senza alcuna novità rispetto alle notizie di un mese fa. (fonte)

11.10.2017 – In netta diminuzione la radioattività in Veneto (fonte). Questo il comunicato di ARPAV: I dati del fine settimana e di oggi confermano per il Veneto una netta diminuzione della radioattività registrata la scorsa settimana. Le stazioni di controllo della radioattività in aria delle sedi di Verona, Vicenza e Belluno di ARPAV avevano registrato, nell’attività di campionamento del particolato atmosferico, a partire dallo scorso 29 settembre tracce del radionuclide Ru-106. Si conferma che i livelli sono sempre stati estremamente bassi e non destavano alcuna preoccupazione sotto il profilo sanitario e ambientale. Non si conoscono tuttora le origini del fenomeno.

PAESI CHE HANNO SEGNALATO L’ANOMALIA

  • 03-10-2017 – Norvegia – (nei campioni dal 25.09.2017 al 02.10.2017 sono stati misurati 40 micro-Bq/m3. un valore 17.000 inferiore a quello limite per questo radionuclide.
  • 03-10-2017 – Finlandia – post
  • 03-10-2017 – Svizzera
  • 03-10-2017 – Austria
  • 03-10-2017 – Francia
  • 03-10-2017 – Austria – Agentur für Gesundheit und Ernährungssicherheit (Ages) – Post
  • 04.10.2017 – Italia – Friuli Venezia Giulia – ARPA FVG Centro Regionale per la Radioprotezione (CRR) (nei campioni dal 29.09.2017 al 02.10.2017 nelle province di Trieste, Udine)
  • 04.10.2017 – Italia – Veneto ARPAV (nei campioni dal 29.09.2017 al 02.10.2017 nelle province di Verona, Vicenza e Belluno)

Secondo fonti Svizzere si ritiene che i radionuclidi siano stati trasportati dal vento a partire dall’Est Europa.
Abbiamo confrontato i venti prevalenti nelle date dal 25.09.2017 al 02.10.2017 e in effetti l’andamento è coerente con l’ipotesi formulata. Si è considerato come punto di riferimento Basilea in Svizzera.

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